Paolo Giordano Orsini I al Santuario del Sorbo
Le otto Contrade di Campagnano propongono la rievocazione storica di un evento avvenuto nel territorio nel maggio 1576, protagonista il principe Paolo Giordano Orsini I Duca di Bracciano. I figuranti, in costume rinascimentale, appartengono alle otto Contrade campagnanesi che ogni anno animano il Corteo storico in occasione del Palio dei Somari, all’interno della tradizionale Festa del Baccanale.
Il principe Orsini al Santuario della Madonna del Sorbo
L’INCONTRO CON IL PELLEGRINO FRANCIGENO
Una lettera inedita conservata nell’Archivio Storico Capitolino di Roma documenta l’incontro, nell’aprile del 1576, fra un pellegrino romeo e il principe Paolo Giordano Orsini I Duca di Bracciano, assorto in preghiera nella chiesa di Santa Maria del Sorbo.
Il pellegrino indossa il tipico abbigliamento con tabarro (mantello), petaso (cappello di paglia a larga tesa), bisaccia in spalla e bordone (lungo bastone). Entra in chiesa per chiedere alloggio per la notte e si imbatte nel principe, assorto in preghiera. Poco dopo vede entrare un frate, il Procuratore del Generale dell’Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo, con cui il principe scambia poche parole e cui porge una pergamena.
PAOLO GIORDANO IN PENITENZA AL SORBO
Paolo Giordano (1541-1585) è molto devoto alla Vergine del Carmelo ed in più occasioni favorisce l’ordine Carmelitano, entrando in ottimi rapporti con il Maestro Generale dell’Ordine Giovanni Battista de Rossi.
Paolo Giordano ha a cuore in particolare il Santuario del Sorbo. L’Inventario dei beni immobili dei Padri Carmelitani di Santa Maria del Sorbo del 1566 ci informa che il principe nel 1572 autorizza la permuta al convento di alcuni suoi terreni siti nell’area di Baccano, che almeno quanto ad estensione (1 rubbia contro 4) sembra favorevole al convento. In quella primavera del 1576 il duca ha un motivo in più per recarvisi: sua moglie Isabella de’ Medici (1542-1576) è malata, terapie di cerusici e medicamenti non hanno effetto.
UN DIPINTO PER CHIEDERE AIUTO A DIO
Il duca è sempre più angosciato, anche perché per motivi politici ed economici non può allontanarsi da Roma e dal feudo, mentre lei è ormai praticamente impossibilitata a muoversi.
Paolo Orsini chiede aiuto a Dio: da un lato ordina al pittore Donato Palmieri, detto Donato da Formello, di dipingere nella nuova chiesa di S. Lorenzo del suo paese un affresco della Leggenda della Vera Croce in cui la nobile malata guarita dalla miracolosa croce di Cristo ha le sembianze (di Isabella, dall’altro, in vista della Pasqua del 21 aprile, si ritira in convento a pregare e fare penitenza.
LA MORTE DI ISABELLA
In un’altra eccezionale fonte – la lettera, ancora inedita, che proprio il Padre generale dei Carmelitani Giovanni Battista de Rossi scrive a Paolo l’8 maggio successivo – si ribadisce l’allontanarsi del duca dalle questioni politiche ed economiche e dagli obblighi di rango per la scelta del semplice e silenzioso romitaggio del convento del Sorbo in disperata preghiera. Evidentemente nel lasciare il convento Paolo avrà dato al Procuratore carmelitano, forse ancora il Biagio Bertone nominato nell’Inventario del 1566, una missiva per il Padre Generale nel quale si diceva sicuro dell’aiuto soprannaturale; forse a farlo sperare sarà stata una di quelle lettere di Isabella in cui gli scriveva «Io sto assai bene” ma poi accennava a cure e medicine che i medici volevano darle (es. lettera del 9 aprile 1576). A fine maggio Paolo Giordano riesce finalmente a ricongiungersi a Firenze con moglie e figli. Ma a dispetto di ritiri spirituali, dispendiose commissioni artistiche e altrettanto dispendiose cure, il 16 luglio Isabella muore.
I PROTAGONISTI
Isabella de’ Medici (1542-1576), bella e colta, patrona di musicisti e compositrice lei stessa, ma anche donna avveduta, pratica e sportiva, cresciuta nella grande famiglia Medici con e come i fratelli maschi. Alla morte della madre assume il ruolo di duchessa al fianco del padre, sino alla morte di lui.
Cosimo (I) de’ Medici (1519-1574), duca di Toscana (poi granduca), figlio del glorioso capitano di ventura Giovanni dalle Bande Nere – lontano cugino di Lorenzo il Magnifico.
Eleonora Álvarez de Toledo y Osòrio (1522-1562), figlia del viceré di Napoli e amatissima prima moglie di Cosimo, famosa per la sua bellezza e patrona di vari artisti, considerata dai contemporanei un vero modello di moda e cultura.
Guido Ascanio Sforza di Santafiora (1518-1564), potente cardinale elettore, zio materno e tutore di Paolo Giordano (orfano di padre già alla nascita e della madre quando ha solo 7 anni), vero fautore dell’ascesa politica del nipote e autore sia del nuovo Statuto della Comunità di Campagnano (1553) sia del patto matrimoniale con Isabella.
Felice Orsini (1540-1596), sorella maggiore di Paolo (25) e moglie di Marcantonio (II) Colonna (1535-1584), capitano di ventura, che sarà considerato l’eroe della Battaglia di Lepanto contro i Turchi (1571). Il matrimonio celebrato nel 1555 non è fortunato, tanto che nelle lettere al fratello la povera Felice – amatissima da Paolo anche perché unica sopravvissuta della famiglia – si firma L’Infelicissima.
Bartolomeo (poi Giovanni Battista) de’ Rossi (1507-1578) a sette anni, orfano del padre, conte di San Secondo caduto in povertà, divenne “fratino” dei Carmelitani, sotto la protezione dello zio paterno. Presi i voti nel 1522, nel 1546 è Procuratore generale, nel 1562 Vicario generale e nel 1564 Priore generale dell’Ordine. Alla guida del Carmelo s’impegnò per eliminare le proprietà individuali, promuovere la preghiera, la vita comunitaria e lo studio.
Contenuti a cura della dott.ssa Sabina Zeggio Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali